È disponibile in rotazione radiofonica “Occhi da bambina” , il nuovo singolo di Sergio Gelsomino , estratto dall’album “Fiore di nuvola”. Il...
La musica è entrata nella mia vita già in tenera età, quando in auto i miei mettevano le cassette dei Queen, Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, Luciano Pavarotti. In casa avevamo anche una chitarra, perlopiù strimpellata da mio padre, e una tastiera giocattolo con cui mi divertivo a suonare le prime melodie. Ma è stato quando andavo in quinta elementare che, vedendo le bande musicali della città che si rendevano protagoniste delle feste tradizionali nostrane e in particolare di quelle pasquali, mi sentii improvvisamente attratto da quel mondo fatto di puntini neri sul pentagramma. La voglia di decifrare quel “codice” e di esibirmi di fronte a tutta la città con quell’orchestra di fiati che marcia in festa, mi motivarono ad imparare uno strumento a fiato. Dato che c’era assolutamente bisogno di un flauto traverso, accettai così inconsapevolmente il mio destino di flautista ancora agli albori. Il mio Maestro Silvio Vitale vide subito in me un talento e grazie alla sua guida a dieci anni suonai il mio primo concerto di musica classica in gruppo da camera, e a undici fui ammesso al conservatorio. Per me era tutto normale e solo col senno di poi da adulto ho capito quanto fosse importante e speciale quello che stavo facendo allora. Poco tempo dopo iniziai da autodidatta a imparare a suonare quella chitarra che ormai a lungo mi strizzava l’occhio. Così sin dagli inizi la mia anima musicale ha avuto due facce, la classica e il cantautoriale. E questo aspetto non ha fatto che evolversi e svilupparsi, spesso intrecciandosi armoniosamente, fino a rendermi il musicista poliedrico che sono oggi.
Un tempo si cercava l’America per vivere il proprio sogno… Oggi non serve andare molto lontano. In Europa abbiamo tutti i mezzi e il potenziale per raggiungere i nostri obiettivi. La Germania è stata la mia America, per così dire. Tuttavia, pur avendo già un master in musica e molti concerti alle spalle, all’inizio ho dovuto cominciare da zero. Non è stato facile trovare subito un lavoro per sopravvivere. Non perché mancasse, ma piuttosto perché i datori di lavoro non volevano prendersi la responsabilità se mi fossi fatto male alle mie mani da musicista. Pian piano ho scoperto che c’è un grande rispetto per la musica e per l’Italia. Dicevano che ero troppo qualificato e che nel mondo della musica avrei potuto sicuramente farcela. Facile a dirsi, ma il mio tedesco era da scuola elementare e non sapevo come muovermi. Così mentre cercavo di capire come fare, mi guadagnavo il pane come lavapiatti, come calzolaio e davo lezioni d’italiano ai tedeschi che pianificavano la vacanza in Italia. Inoltre, cantavo e suonavo con la chitarra i classici italiani nei locali. È stata un’esperienza ardua e a volte anche frustrante, ma oltre ad avermi dato la possibilità di imparare la lingua tedesca e le abilità pratiche legate al mestiere, in quel periodo ho temprato molto il mio carattere e imparato a sognare senza arrendermi. Dopo un paio di mesi a mandare candidature arrivarono infatti i primi frutti: divenni primo flauto solista di un’orchestra sinfonica della zona ed iniziai a dare le prime lezioni di flauto traverso. In seguito, fondai un duo con una violoncellista, con la quale mi feci notare sempre di più. Nel giro di un battibaleno mi ritrovai invitato dal console italiano a casa sua perché, lui stesso amante della musica, aveva sentito parlare di questo musicista italiano che teneva alto il nome del nostro Paese. Fu una reazione a catena che andò avanti nei mesi e negli anni a seguire permettendomi di conoscere sempre più persone del settore musicale e dandomi la possibilità di presentarmi per quello che sono. Oggi posso dire di vivere esclusivamente di musica: dirigo un’orchestra sinfonica di fiati, ho alunni che vincono concorsi, e i miei concerti fanno sempre il pieno, sia con la classica che con il cantautoriale. La gente della mia città ha molto rispetto per me sia come musicista che come persona. L’essere straniero inoltre non è qualcosa da nascondere ma una ricchezza in più che porto con me.
Mi ero innamorato di una ragazza che evidentemente non potevo avere. Decisi di aprire lo stesso il mio cuore, visto che sembrava ricambiare. Purtroppo, la mia sincerità non fu ripagata e mi ritrovai con il cuore spezzato in un momento della mia vita già di per sé molto difficile. Cominciai a perdere fiducia nelle persone, in me stesso e addirittura nella musica. Misi per iscritto le mie emozioni quasi di getto e poi venne la musica in pochissimo tempo. Il ricordo di quegli occhi dolci, la delusione per non averli mai potuti amare e il contesto in cui tutto avvenne sono i temi principali della canzone.
Premi, concerti, riconoscimenti e borse di studio sono tutte belle soddisfazioni, ma vedere mio figlio così appassionato alla musica e averlo ascoltato suonare “Il clavicembalo ben temperato” di Bach a memoria al pianoforte quando aveva solo otto anni non ha prezzo. Buon sangue non mente…
In pentola bolle un nuovo album di canzoni inedite. Ma bisogna aspettare almeno fino a dopo l’estate…