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Temporali estivi di Adriana Angoletta (Morellini Editore)

Ci sono momenti nella vita in cui ci si chiede come si possa sopravvivere a un dolore. Capita con i lutti, con le malattie, con la fine di u...


Ci sono momenti nella vita in cui ci si chiede come si possa sopravvivere a un dolore. Capita con i lutti, con le malattie, con la fine di un amore. A volte si va dal medico per un disturbo lieve, un sintomo trascurabile, e ci si ritrova a fare i conti con qualcosa di enorme: una diagnosi, un cancro, o la consapevolezza che la vita ci ha chiesto troppo. O peggio, che noi non l’abbiamo amata abbastanza. 
Esistono esistenze tranquille, costruite con sacrifici, con equilibrio. Vite che sembrano non fare rumore, finché qualcosa – all’improvviso – si rompe. Come un vaso di cristallo che cade a terra. Ed è allora che il passato comincia a farsi rimorso, il presente si fa colpa, le notti si popolano di fantasmi. E le persone che ci sono accanto diventano lo specchio del nostro smarrimento.

Adriana Angoletta ha saputo raccontare il dolore della perdita con rara maestria, attraverso una prosa limpida e profondamente umana. Temporali estivi è un romanzo che racchiude una serie di racconti autonomi, undici in tutto, ma cuciti dentro una cornice narrativa tanto efficace quanto delicata.
Il protagonista è Riccardo, direttore di un grande quotidiano. Una vita ordinata, forse prevedibile: un matrimonio stanco con Francesca, una figlia viziata, un’amante discreta e silenziosa. Ma tutto cambia quando Francesca mostra segni evidenti di un malessere che si fa progressivamente più buio. La diagnosi è una condanna: una forma grave di demenza precoce. È qui che la struttura del romanzo si frantuma, esattamente come la vita di Riccardo. Come un riflesso, in una notte, arrivano a lui – tramite una mail sconosciuta – una serie di racconti che iniziano a parlare per lui, di lui. Attraverso quegli amori e quelle perdite altrui, Riccardo rivive la sua infanzia, la morte della madre, un amore spezzato, la crisi della figlia, la solitudine. Una panchina diventa il simbolo della frattura, dell’oblio, del tempo che non si può fermare.

La scelta strutturale è potente: non una semplice raccolta, ma un romanzo che ingloba racconti e li fa risuonare come parti di un’unica grande narrazione sull’umano. La vita di Riccardo, così comune, diventa straordinaria proprio nel momento in cui tutto crolla. E proprio lì, in quel vuoto, i racconti diventano specchi, voci, memoria condivisa.

Temporali estivi è uno di quei libri che si ricordano, che si tengono sul comodino, che si riprendono nei giorni fragili. Un’opera tessuta con ambizione, esperienza e sensibilità. Una scrittura che non cerca effetti, ma verità. E che riesce nell’intento più raro: far sentire meno soli.