Stefano Giacopino scrive con la lama, ma non ferisce: incide. Scava. Porta il lettore in un mondo dove la realtà è troppo forte per essere...
Stefano
Giacopino scrive con la lama, ma non ferisce: incide. Scava. Porta il lettore
in un mondo dove la realtà è troppo forte per essere ignorata, e la sensibilità
è un’arma a doppio taglio.
Dentro il cervello che non filtra
Emanuelo •
Diario di un Asperger non è una
confessione. Non è nemmeno una cronaca. È un’indagine. Un’indagine interiore,
condotta col passo lento e attento di chi sa dove sta andando. Lì, nel buio di
una psiche che non regge la luce. Quella vera. Troppa. Emanuelo, il
protagonista, è un adolescente con la sindrome di Asperger. Ma non aspettatevi
la narrazione patinata del genio solitario. No. Qui si parla di crepe, crisi,
percezioni che esplodono. Emanuelo non è una metafora. È un corpo vivo che urla
in silenzio.
Giacopino,
come un bravo profiler, ci mette davanti alla scena del crimine: la mente
neurodivergente. Il suo diario è ricco di tracce, frammenti, sogni spezzati. Ed
è attraverso queste prove che ricostruiamo non solo il personaggio, ma il suo
mondo intero.
Arte come alibi, ma anche come arma
Il racconto
d’apertura, Il Natale della lontra, è già tutto un manifesto. La lontra
è un animale notturno, solitario, ipersensibile. Esattamente come Emanuelo. Una
creatura che si protegge. Che osserva. Che ama, ma non riesce a dirlo. Perché
ogni stimolo – un suono, un tocco, una parola – è come una scossa elettrica.
La
letteratura, per Emanuelo, non è evasione. È resistenza. È ossigeno. Non a
caso, come nella miglior tradizione noir, i riferimenti non mancano. Giacopino
costruisce un labirinto mentale dove compaiono figure spettrali come Moravia,
Campanile, Morante. E ciascuno, nel delirio, dice la sua. Non giudica, ma
osserva. Come uno spettro testimone di un’interrogazione senza fine.
Una sensibilità che si ribella
Giacopino
non fa sconti. Emanuelo esplode. Si spegne. Si isola. Il suo meltdown,
seguito dallo shutdown, è un’implosione raccontata con precisione
chirurgica. Ma mai fredda. Perché qui la diagnosi diventa racconto. E il
racconto diventa arma contro lo stigma.
Si parla
anche d’amore. Di quello vero. Quello che c’è, che resiste, anche se non riesce
a manifestarsi come dovrebbe. E di una madre, presenza centrale, tra affetto e
incomprensioni, in un nodo che stringe e non si scioglie. Tutto vero, tutto
vissuto. Come la scuola, il bullismo, l’umiliazione silenziosa di chi vorrebbe
solo essere accettato.
L’appello di uno scrittore-investigatore
Questa non è
solo una storia. È una richiesta di aiuto. Un grido a chi ancora crede che
l’autismo sia mancanza di empatia. Un avvertimento: non confondete la
sensibilità estrema con freddezza. Perché Emanuelo sente troppo. Troppo amore,
troppa ingiustizia, troppa bellezza. E chi sente troppo, a volte si spegne. Ma
poi – se trova spazio e tempo – si riaccende. E quella fiamma, se ascoltata,
può illuminare.
Emanuelo •
Diario di un Asperger è un libro
da leggere con attenzione. Non per capire Emanuelo, ma per capire noi. E per
ricordarci che, in fondo, ogni esplosione ha sempre una miccia accesa da
qualcun altro.