Succede all’improvviso. Non c’è preavviso, non c’è avvertimento. Un attimo prima sei un uomo nel pieno della vita: affascinante, rispettat...
Succede
all’improvviso. Non c’è preavviso, non c’è avvertimento. Un attimo prima sei un
uomo nel pieno della vita: affascinante, rispettato, con un buon lavoro, una
moglie che ami profondamente e una figlia che è tutto. L’attimo dopo, il mondo
si disintegra. Come se una bomba silenziosa esplodesse dentro il cervello. Un
ictus. Letale non solo nel corpo, ma nell’identità. Non puoi più parlare. Né
leggere. Né deglutire. Camminare è un ricordo, come lo è mangiare senza
sbrodolarsi, o anche solo piangere in silenzio senza che qualcuno debba
decifrare per te la tua disperazione. Ed è qui che Tempo, col mio amante
stronzo (Nino Bozzi Editore) comincia. Non da un inizio, ma da una fine. Il
protagonista – l’autore stesso – si trova dentro un corpo che non riconosce
più, in un tempo che ha smesso di essere alleato, in un’esistenza che sembra
franare, centimetro dopo centimetro. Eppure è proprio da quel nulla che nasce
qualcosa. Una voce che torna, parola dopo parola, come se la memoria si
scrivesse da sé. Il testo si muove tra flash di paura, riflessioni aguzze,
tenerezze familiari e scatti di rabbia, mentre l’autore ci accompagna nei mesi
più bui della sua vita.
Il cuore del
libro non è solo il trauma, ma la straordinaria possibilità della rinascita.
L’amore di chi ama veramente, che regge e consola. La figlia Matilde, che resta
luce. La moglie Valeria, compagna, amante, bussola, rifugio. I medici, i gesti
minuscoli, la lotta per ogni piccola conquista. Ogni pagina è un battito –
incerto, poi deciso – verso una nuova definizione di “vivere”. E poi arriva il
finale. E no, non è il “lieto fine” che ci si aspetta. È molto di più: è la
prova che dopo l’ictus non solo si può sopravvivere, ma si può vivere meglio
di prima. Raffaele torna a parlare, a scrivere questo libro, a viaggiare.
Corre. Fa sport. Si lancia col paracadute. Ama più forte. Sorride con più
gratitudine. Racconta la sua storia nelle scuole, negli ospedali, nelle città.
Diventa voce per chi non può ancora parlare.
Tempo, col
mio amante stronzo è un
romanzo autobiografico che si legge come un noir dell’anima. Ma attenzione: non
è la paura che vince. È il coraggio. È la vita, quando decide di riprendersi la
scena.