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Tempo, col mio amante stronzo di Raffaele Guadagno

  Succede all’improvviso. Non c’è preavviso, non c’è avvertimento. Un attimo prima sei un uomo nel pieno della vita: affascinante, rispettat...

 


Succede all’improvviso. Non c’è preavviso, non c’è avvertimento. Un attimo prima sei un uomo nel pieno della vita: affascinante, rispettato, con un buon lavoro, una moglie che ami profondamente e una figlia che è tutto. L’attimo dopo, il mondo si disintegra. Come se una bomba silenziosa esplodesse dentro il cervello. Un ictus. Letale non solo nel corpo, ma nell’identità. Non puoi più parlare. Né leggere. Né deglutire. Camminare è un ricordo, come lo è mangiare senza sbrodolarsi, o anche solo piangere in silenzio senza che qualcuno debba decifrare per te la tua disperazione. Ed è qui che Tempo, col mio amante stronzo (Nino Bozzi Editore) comincia. Non da un inizio, ma da una fine. Il protagonista – l’autore stesso – si trova dentro un corpo che non riconosce più, in un tempo che ha smesso di essere alleato, in un’esistenza che sembra franare, centimetro dopo centimetro. Eppure è proprio da quel nulla che nasce qualcosa. Una voce che torna, parola dopo parola, come se la memoria si scrivesse da sé. Il testo si muove tra flash di paura, riflessioni aguzze, tenerezze familiari e scatti di rabbia, mentre l’autore ci accompagna nei mesi più bui della sua vita.

Il cuore del libro non è solo il trauma, ma la straordinaria possibilità della rinascita. L’amore di chi ama veramente, che regge e consola. La figlia Matilde, che resta luce. La moglie Valeria, compagna, amante, bussola, rifugio. I medici, i gesti minuscoli, la lotta per ogni piccola conquista. Ogni pagina è un battito – incerto, poi deciso – verso una nuova definizione di “vivere”. E poi arriva il finale. E no, non è il “lieto fine” che ci si aspetta. È molto di più: è la prova che dopo l’ictus non solo si può sopravvivere, ma si può vivere meglio di prima. Raffaele torna a parlare, a scrivere questo libro, a viaggiare. Corre. Fa sport. Si lancia col paracadute. Ama più forte. Sorride con più gratitudine. Racconta la sua storia nelle scuole, negli ospedali, nelle città. Diventa voce per chi non può ancora parlare.

Tempo, col mio amante stronzo è un romanzo autobiografico che si legge come un noir dell’anima. Ma attenzione: non è la paura che vince. È il coraggio. È la vita, quando decide di riprendersi la scena.