In un’epoca in cui la narrazione dominante è quella del “ce la faremo”, Leria scompiglia le carte e, con “Oltre te” , si concentra su ciò ...
In un’epoca in cui la
narrazione dominante è quella del “ce la faremo”, Leria scompiglia le carte e,
con “Oltre te”, si concentra su ciò che spesso viene omesso: il
momento in cui non ce la stai facendo, e va bene così. Il brano è un inno
alla fragilità, alla fatica di lasciar andare qualcosa che, per un periodo
della vita, sembrava perfetto. Ma l’apparenza inganna, e Leria lo sa bene.
Questa consapevolezza si fa
suono in un brano che non teme la dissonanza emotiva: le parole scavano
nei ricordi, la musica tiene il passo con un ritmo incalzante che simula il
battito accelerato di chi rivive tutto, istante dopo istante. Il dolore è
raccontato senza filtri, senza metafore consolatorie: è lì, crudo, necessario.
“Rispetto agli altri brani,
qui mi sono concessa di mettere in primo piano il dolore”, spiega. È proprio
questa scelta, così radicale e onesta, a rendere “Oltre te” un pezzo
fuori dal coro. Non c’è redenzione immediata, ma una presa di coscienza
lucida: per rinascere davvero, bisogna prima affrontare il punto più basso,
guardarlo in faccia e decidere di non evitarlo più.
Con questo nuovo singolo,
Leria continua a costruire una discografia coerente e intensa, capace di
parlare a chi è stanco delle scorciatoie emotive. “Oltre te” è un
atto di fiducia nella possibilità di rinascere anche quando tutto sembra
perduto, e una dichiarazione d’intenti potente: non ogni fine è una
sconfitta, se diventa inizio.
Ciao Leria! Come inizia il tuo percorso artistico?
Ciao, grazie per l’ospitalità! Il mio percorso artistico inizia quando
ero una bambina e cantavo nel coro della chiesa e nelle recite scolastiche. Fin
da subito ho sentito che la musica era qualcosa che mi apparteneva
profondamente, come se fosse il mio modo naturale di stare al mondo. A 14 anni
ho scritto la mia prima canzone, “Dove sei”, dedicata a mio nonno. È stato un
momento importante per me: mi sono resa conto che scrivere e cantare mi aiutava
a dar voce a emozioni che non riuscivo a esprimere in nessun altro modo. Subito
dopo ho iniziato a studiare canto e pianoforte, a partecipare a una serie di
concorsi canori e poi sono arrivati i prime live nei locali e nelle piazze.
Da poco è uscito il tuo ultimo singolo. Come è nato?
Ogni volta che scrivo, parto da un’esperienza personale. Anche in
questo caso, ho trasformato il mio dolore in musica. Con questo brano racconto
quello che ho imparato: la fine di una relazione porta sofferenza, soprattutto
se si era trasformata in qualcosa di soffocante e distruttivo, ma è anche
l’occasione per esplorare se stessi, per crescere e capire di cosa abbiamo
davvero bisogno. È importante trovare il coraggio di tirarsi fuori da una
situazione nociva, con la consapevolezza che meritiamo e possiamo avere di
meglio.
Il brano farà parte di un disco?
Non prevedo di far uscire un disco a breve, ma di sicuro in
futuro, se penserò a un progetto di questo tipo, questo singolo ne farà parte.
Qual è la soddisfazione più grande che hai ottenuto finora?
Ci sono diversi eventi che porto nel
cuore. Riconoscimenti, collaborazioni importanti… Ma la soddisfazione più
grande deriva sempre dalle persone che ascoltano le mie canzoni e mi
ringraziano per aver scritto quelle cose. Questo è impagabile.
Qualche novità che vuoi condividere in anteprima con noi?
C’è un progetto a cui sto
lavorando dietro le quinte, ma per ora non posso svelare nulla. È qualcosa di
molto speciale, che mi sta coinvolgendo molto. Ma è ancora presto per parlarne.
Posso solo dire che, quando arriverà il momento, sarà una sorpresa.