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Venus Ship e il viaggio sonoro della lotta: “Underground Foxes” è memoria e battito

Ci sono dischi che raccontano storie, e poi ci sono dischi che diventano essi stessi una storia. Underground Foxes dei Venus Ship è uno di q...


Ci sono dischi che raccontano storie, e poi ci sono dischi che diventano essi stessi una storia. Underground Foxes dei Venus Ship è uno di questi: un viaggio sonoro attraverso la resistenza, l’impegno e la memoria collettiva. È un album che vibra di voci del passato e del presente, trasformando la musica in uno strumento di lotta e consapevolezza.

Sin dalle prime note, il funk pulsante e le orchestrazioni jazz avvolgono l’ascoltatore in un groove magnetico, che porta con sé la potenza dei messaggi incisi nelle liriche. La voce del rapper Avex in Underground Foxes e Ain’t Talking Sugo risuona come un manifesto di denuncia, mentre i fiati e le strutture armoniche richiamano l’eredità di Charles Mingus e Duke Ellington. Ma c’è di più: il viaggio attraversa continenti e tradizioni, con la voce di Federica Orlandini che canta in Grico Salentino, portando in primo piano un’identità mediterranea che si intreccia con il jazz e il funk.

L’album è un monito e una celebrazione al tempo stesso: celebra chi ha combattuto e combatte per un mondo più giusto, ma ammonisce anche chi si lascia sedurre dalla falsa democrazia del profitto. Ascoltarlo significa immergersi in un flusso di storie e sonorità che non lasciano indifferenti, un’esperienza che scuote e invita a guardare il mondo con occhi nuovi.

“Klezmer in Re Minore” è un brano che unisce la tradizione musicale klezmer con il Griko Salentino. Come è nata questa fusione?
Risponde Michele (basso tuba/narratore):
Oltre che musicale il legame è geografico. La tradizione Klezmer si è diffusa e contaminata soprattutto nei paesi dell’est dove la comunità ebraica ha storicamente avuto forti minoranze di popolazione. Una lingua parlata in Puglia ma di derivazione greco-bizantina come il griko ci è sembrata la giusta fusione.

Il brano ha un forte messaggio contro la guerra. Cosa volete comunicare con questa canzone?
Il testo è una nenia funebre che racconta la sofferenza di una madre per la morte del figlio. Questo tema di sofferenza universale e senza tempo ci porta direttamente all’oggi, a quello che in Palestina (Gaza e non solo) sta succedendo; non sopportiamo l’indifferenza, questo è il nostro grido musicale.

Federica Orlandini ha dato voce a questo brano. Com’è stato lavorare con lei?
Risponde Ugo (chitarra/composizioni/arrangiamenti): Federica è una musicista a tutto tondo, parliamo lo stesso linguaggio, inoltre è un’amica che ha condiviso con molti di noi un percorso di studi in conservatorio… con questi presupposti tutto è stato semplice…

Pensate che la musica possa davvero avere un impatto sulle coscienze?
Di sicuro è quello che ci auguriamo. Il migliore messaggio è l’impegno in prima persona, e questo da parte nostra non manca.

Il vostro stile è un mix di jazz, funk, spirituals e sonorità globali. Quanto è importante per voi l’elemento della contaminazione musicale?
Risponde Ugo (chitarra/composizioni/arrangiamenti): La musica di “Venus Ship” è un melting pot di stili ed idee che si intrecciano e si mescolano tra di loro accompagnando l’ascoltatore in un viaggio ideale tra continenti, culture e paesaggi storici. Alla base della nostra ricerca musicale c’è il desiderio di abbattere muri e barriere stilisti che in una percorso estetico che attinge da molteplici forme artistiche, culturali e sociali del 900.
A mio avviso, il funk, il blues, il soul, il rap, la musica di New Orleans, gli spiritual di Harlem fino a sonorità mediterranee (riassunte nel disco “Underground Foxes”),rappresentano espressioni culturali che (in un percorso storico durato centinaia di anni) partono da diverse regioni dell’Africa, si diramano in tutto il globo, per poi mescolarsi con altre culture e linguaggi…L’espressione artistica di “Venus Ship” rappresenta quindi un tributo ai giganti del passato che hanno lasciato un forte segno in questo percorso storico, con uno sguardo alla contemporaneità.
Duke Ellington, Charles Mingus, John Coltrane, Charlie Parker, Louis Armstrong, i grandi compositori e registi degli anni 70,come le voci sotterranee dei primi rapper rappresentano per “Venus Ship” un punto focale da cui partire per creare il proprio sound in un incontro tra passato e presente

Cosa possiamo aspettarci dal futuro dei Venus Ship?
Risponde Ugo (chitarra/composizione/arrangiamenti): Musicalmente la mia speranza è di crescita… al momento siamo otto… mi piacerebbe che “Venus Ship” diventasse una big band completa con quattro trombe, tre tromboni (come l’orchestra di Ellington) e cinque legni, più la sezione ritmica… mi piacerebbe anche inserire voci e perché no, anche gli archi… quello che sarà non possiamo prevederlo… sicuramente l’amicizia e la complicità (musicale e ideologica) resterà alla base del collettivo.