Stefano De Sanctis è nato e vive a Roma. Ha collaborato come volontario con Emergency, è un appassionato - e mediocre (I nazionale) -giocato...
Mio padre è morto quando avevo undici anni, e io finii in collegio. La scrittura / diario fu allora, ho scoperto in seguito, il mio modo di curarmi da un lutto.
Da un certo punto in poi la scrittura è diventata, e tuttora è, un grande piacere.
È stata, certo, preceduta dalla lettura.
D’altra parte, raccontare storie pare sia la principale caratteristica che distingue noi umani da altre specie
Nell’adolescenza il battesimo della lettura è stato con tanti gialli Mondadori e tanta fantascienza Urania.
Poi ho letto ogni genere.
Di alcuni scrittori ho letto tutto: Kundera, Tabucchi, McEwan, Le Carrè, Gordimer.
Da quando ho scoperto “I versetti satanici” di Salman Rushdie mi sono convinto che il meglio della letteratura possa ancora venire dalle culture che si incrociano.
Solo per esemplificare che cosa intendo: l’autore di “Trust”, l’ultimo romanzo che ho letto – un ottimo romanzo di stile classico con una costruzione moderna - è Hernan Diaz, nato in Argentina, vissuto in Svezia e attualmente professore di letteratura in USA.
A differenza di Moravia, che scriveva ogni giorno dalle 8 alle 13 con la sua macchina da scrivere, non ho una routine: scrivo di mattina, pomeriggio, forse meno la sera.
Scrivo a mano su fogli A4 con una matita (una serie di matite che alterno a mano a mano che la punta se ne va) qualche pagina, poi trascrivo al PC su word, già mentre trascrivo cambio qualcosa, poi stampo, rileggo, modifico, e così via.
“Mosaico” è nato che avevo in mente la scena finale che, ovvio, qui non posso raccontare, e da lì mi sono chiesto quali strade avessero percorso i diversi protagonisti per incontrarsi lì, in quel modo, con quella conclusione.
Francamente no.
Sono soddisfatto del risultato, al quale sono arrivato dopo tre diverse stesure, in prima, seconda e finalmente terza persona, con cambiamenti di struttura sostanziali, da una versione all’altra.
Che dire? Leggete tanto, di tutto, le storie fanno bene, ci fanno vivere altre vite, ci fanno riflettere sulla nostra.
Quando va molto bene ci emozionano: mi auguro sia questo il caso di “Mosaico”.