Milano è travolta da una serie di omicidi di giovani donne. Tutte corrispondono ad un unico tipo. Tutte more, tutte molto belle e con la ste...
L'Ispettore Nico Loverso della squadra
omicidi si trova ad affrontare un caso delicato e contorto, una difficile
matassa da sbrogliare che lo porta ad indagare alcuni sospetti che sembrano per
alcuni versi adattarsi alla figura dell'assassino. Molte piste vengono seguite,
ma sembra che il colpevole riesca sempre a farla franca. Poi, però,
un'intuizione del collega Daccò e l'identificazione della pianta, da cui
proviene un granulo di polline rinvenuto tra i capelli di una delle vittime, mettono
l'Ispettore sulla strada giusta. Il finale, con un esito inaspettato, rivelerà
finalmente il nome dell'assassino.
In
occasione dell’uscita di “Omicidi d’Autore”, edito da CTL Editore
abbiamo avuto il piacere di intervistare lo scrittore Aldo Silva.
Aldo,
come è arrivato alla scrittura?
Ho
iniziato a scrivere da giovane, quasi come sfogo a certi momenti di tristezza o
solitudine. Era taumaturgico per me affidare a pagine che nessuno avrebbe mai
letto i miei sentimenti e i miei pensieri. Ma poi è successo, quasi per caso,
che qualcuno dopo aver letto qualcosa di mio mi incoraggiasse a continuare e da
allora, da brevi racconti, sono passato con mia soddisfazione a scrivere dei
romanzi.
In
quale momento della giornata si dedica alla scrittura?
Non
ho un’ora precisa. Posso iniziare di primo mattino, come il pomeriggio o in
tarda serata, cullato dal silenzio. Scrivere non è ‘matematica’. Scrivi quando
l’estro ti prende e se non sei in vena passi oltre. Meglio una bella partita a
biliardo che un periodo scritto male.
Arriviamo
al suo libro, “Omicidi d’Autore”, può raccontarci com’è nato e di cosa parla.
Omicidi
d’Autore nasce da quanto succede ogni giorno attorno a noi. Violenza, violenza
e ancora violenza. Per lo più gratuita e immotivata. Io ho scritto il libro
pensando a quanti adolescenti subiscono violenze soprattutto psicologiche da
parte di famiglie e Istituzioni. Violenze che poi, spesso, nell’età adulta li
spingono a cercare immotivata vendetta ai torti subiti. Ricordiamoci che
violenza chiama violenza. Sarebbe ora di smetterla.
C’è
qualcosa che avrebbe voluto aggiungere al libro, quando l'ha letto dopo la
pubblicazione?
Assolutamente
no.
Un
messaggio per i nostri lettori?
LEGGETE.
Se non il mio libro, i libri di altri, ma leggete. Basta messaggini pieni di
incomprensibili abbreviazioni che non fanno altro che diseducare.