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Intervista alla scrittrice Laura Cialè

Il celebre violinista Renè Tristan De Wit, dopo uno spettacolo al Madison Square Garden, con gran soddisfazione per aver celebrato i cinquan...


Il celebre violinista Renè Tristan De Wit, dopo uno spettacolo al Madison Square Garden, con gran soddisfazione per aver celebrato i cinquant'anni di carriera, si prepara psicologicamente e fisicamente al prossimo concerto, sempre in America.
Riceve da un segretario un plico di missive e, nel riposarsi, inizia a leggere, vedendo il nome della mittente, nonché sua amante passata, vecchia fiamma di giovinezza: Lia Sartori, tanto amata, ma tanto odiata...
Leggendo, però, scopre nuove importanti verità sul passato criptico ed ambiguo della donna, ritornando sui suoi passi: dalla vita fascista alla vita nazista, con un segreto da nascondere per amore d'un ragazzo.
 
Oggi abbiamo il piacere di ospitare la scrittrice Laura Cialè che ci parlerà del suo nuovo romanzo “Il codice del violino”. Buona lettura
 
Laura, come è arrivata alla scrittura?
Ho sempre letto molto sin da bambina e quando ho imparato a scrivere senza alcun errore, invogliata dalla mia maestra ho iniziato ad amare la scrittura con la quale potevo esprimere idee e sentimenti. Oltretutto ero motivata anche a casa: nella mia famiglia la lettura era sempre al primo posto tanto che i miei genitori e i miei zii non mancavano mai, ad ogni occasione, di regalarmi libri, albi a fumetti e riviste di storia e di scienze naturali. Man mano la pedagogia familiare divenne una vera passione personale e anche l’interesse per la scrittura accrebbe, tant’è vero che già da ragazzina scrivevo articoli per il giornalino della scuola.
Per la mia formazione di psicologa dell’educazione e per la professione di dirigente scolastico, che definirei privilegiata sul piano delle relazioni interpersonali e istituzionali, ho avuto l’opportunità di frequentare moltissime persone di ogni età, di osservarne i comportamenti, le qualità e le specificità, i sentimenti e i modi di ragionare. Una conoscenza diretta che, assieme alla costante abitudine di approfondire tematiche specifiche legate alla professione, mi ha consentito di costruire un inventario di storie e personaggi che fossero da un lato oggetto di studio, dall’altro una miniera di situazioni reali a cui riferirmi sia nella produzione sia tecnico-professionale che letteraria.
 
In quale momento della giornata si dedica alla scrittura?
Soprattutto nel pomeriggio fino a tarda sera. Per molti anni ho scritto anche nei week end produzioni scritte a carattere professionale, rivolte al settore formativo, psicopedagogico e di organizzazione del sistema scolastico. Mi sono occupata di disabilità, di valutazione, di counseling, di orientamento e di istruzione per adulti soprattutto stranieri, aspetti per i quali sono specializzata. Ora scrivo soltanto narrativa, recensioni e testi per rubriche in streaming a cui mi dedico con intensità tanto che spesso non ho tempo per dare luce agli spunti e alle idee che mi vengono in mente nei momenti più impensati.
 
Arriviamo al suo libro, “Il codice del violino”, può raccontarci com’è nato e di cosa parla.
È il frutto di un’ispirazione che proviene dall’incrocio di tre miei “chiodi fissi”: la figura e le condizioni della donna, lo studio della storia, i sentimenti e le relazioni dinamiche dei personaggi in contesti complessi. In questo nuovo romanzo metto in evidenza le tre categorie di riferimento attraverso lo snodarsi di vicende dei protagonisti legate a un preciso periodo storico che va dal 1924 al 1944, quindi nell’era del regime fascista, durante l’occupazione nazista e in tutto il periodo della seconda guerra mondiale.
Ne “Il codice del violino”, la protagonista Gisella Lia Sartori nasconde un segreto serio e pericoloso ed è proprio su questo elemento sorprendente che si snodano le scelte e le vicissitudini dei personaggi.
Nel romanzo la protagonista invia, dopo cinquant’anni, i suoi tre diari scritti nel suddetto ventennio al violinista che in gioventù era stato suo amante. La rivelazione è sconvolgente perchè la realtà risulta ben diversa da quella che lui aveva immaginato e disprezzato.
Pagina dopo pagina si disvela la doppia identità della donna, in un crescendo che si snoda sui principi d’emancipazione della protagonista sin da ragazza, sulle sue straordinarie capacità di interpretazione e sul coraggio di affrontare anche le scelte più drastiche prima, durante e dopo il periodo dell’occupazione nazista.
Il confronto tra la protagonista Gisella Lia Sartori e il violinista, ormai affermato, Renè Tristan De Witt avverrà alla fine del libro.
 
C’è qualcosa che avrebbe voluto aggiungere al libro, quando l'ha letto dopo la pubblicazione?
No, perché ritengo che il romanzo abbia una sua compiutezza e un suo respiro che si evince in particolar modo dal corpo centrale del libro costituito dai tre diari della protagonista, come si evince dalla motivazione che mi ha consentito di rientrare nella selezione della IX edizione del premio di letteratura contemporanea della casa editrice LCE, Laura capone Editore per essere pubblicato gratuitamente.
Scrivere questo nuovo libro, è stata una scelta ostinata e articolata per lo stile diaristico-autobiografico, che è molto rispondente alle abitudini dell’epoca, sebbene il romanzo si estenda anche alla narrazione in terza persona nei momenti cruciali del romanzo in cui prevalgono l’intrigo e la doppia personalità della protagonista, nell’antefatto e nella conclusione che coinvolgono il violinista Renè che, con il suo violino, fa da filo conduttore a tutto il libro.
 
Un messaggio per i nostri lettori?
Immergetevi nelle pagine dei tre diari che riscrivono la storia dal punto di vista di una donna priva di convenzioni, coraggiosa e passionale, come nel caso della protagonista del romanzo in cui ciascuna di noi può riconoscersi, perché:
è possibile che una donna vissuta nel periodo del regime fascista e dell’occupazione nazista riesca a compiere scelte e azioni straordinariamente differenti da quelle delle altre donne dell’epoca;
le storie personali, verosimili e saldamente ancorate al contesto storiografico effettivo, possono generare riflessione per lasciare traccia nel vissuto di ciascuno di noi;
la memoria ormai disconosciuta del passato ricostruisce la consapevolezza di coloro che, pur nell’oscurità reale o immaginaria, ci hanno accompagnato nel presente;
il senso che può dare all’esistenza una chiave simbolica di lettura come quella musicale e, in questo caso, il suono di un violino, costituisce uno dei possibili legami indissolubili tra due amanti dispersi nel tempo, per i quali il codice di comunicazione è qualcosa che non avrà mai fine.